La concezione attuale di un infortunio è quella di un evento multifattoriale che coinvolge fattori biologici, psicologici e sociali, e questi fattori interagiscono tra di loro prima, durante e dopo l’infortunio. Se ci riferiamo all’insorgenza di un infortunio, parliamo di una patogenesi di tipo multifattoriale. Esistono fattori di rischio estrinseci (come condizioni meteo, superfici di gioco) e fattori di rischio instrinseci (età, caratteristiche biologiche, il livello di stress di un atleta).
Concentrandoci sugli aspetti psicologici, per tanto tempo si è pensato che esistesse un tipo di personalità “inconsciamente predisposta all’incidente”, ovvero direttamente collegata di un maggior rischio di infortunio. Negli anni, in realtà, la ricerca portato al decadimento di questa prospettiva. Lo studio sui fattori psicologici collegati al rischio di infortunio ha evidenziato però l’importanza cruciale di un fattore: lo STRESS. Ovvero la probabilità di infortunio è influenzata dal livello di stress dell’atleta o meglio dalla percezione dello stress da parte dell’atleta in una determinata situazione. Secondo il più famoso modello teorico sul tema (lo Stress-injury Model di Andersen e Williams, 1998), alti livelli di stress hanno le più forti associazioni con il rischio di infortuni: atleti con un livello percepito di stress più alto hanno maggiore probabilità di infortunio rispetto ad atleti con un livello di stress più basso. Esistono diversi fattori psicologici che influenzano la risposta allo stress dell’atleta, tra questi il senso di efficacia, il locus of control, l’ansia (di stato e di tratto), le risorse di coping (inteso come strategie di fronteggiamento) a disposizione dell’atleta stesso.
Uno degli obiettivi di un lavoro psicologico è proprio quello di riconoscere tali fattori, capire la loro influenza e il loro impatto. Nello specifico, avendo riconosciuto lo stress come uno dei fattori più impattanti il rischio di infortunio, monitorare il proprio livello di stress diventa prioritario, cosi come apprendere strategie che hanno l’obiettivo di ridurre il livello di stress psico-fisico, di rendere più efficace la reazione ad esso e attenuare gli effetti negativi di fattori stressanti.
Un altro aspetto interessante da notare è che la ricerca dimostra che le abilità mentali specifiche per lo sport svolgono un ruolo preventivo nei confronti dell’infortunio (es. goal-setting, gestioni delle emozioni, imagery, sviluppo delle capacità attentive,…) sottolineando quindi l’utilizzo del mental training come un’ulteriore possibilità di prevenzione. Come a dire: atleti mentalmente più preparati hanno un ridotto rischio di infortunio sportivo rispetto a coloro che non incorporano la preparazione mentale all’interno del loro piano di allenamento e di sviluppo.
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